Lo zucchero, in particolar modo quello di produzione industriale, ha invaso la nostra alimentazione ed è diventato un grave rischio per la nostra salute.
Bruno Lanata
27 febbraio 2019
Uno degli aspetti maggiormente dibattuti riguardo all’utilizzo dello zucchero è principalmente legato agli effetti che questo ha sulla salute. Fino a pochi decenni fa erano poche le voci che segnalavano i rischi connessi al suo consumo. In particolare modo gli ammonimenti provenivano dai dentisti che raccomandavano di non dimenticarsi di lavare i denti dopo aver consumato cibi dolci. In seguito lo zucchero è stato posto all’indice, annoverato fra le principali sostanze che fanno ingrassare.
Obesità e diabete, sempre più frequenti anche nei bambini, sono fonte di allarme; per cui da più parti si auspica di porre un freno all’eccessivo consumo di zucchero. E sempre più forte è la richiesta di un inasprimento delle tasse per quei cibi che lo contengono.
Comunque, l’epidemia di obesità non è più, da tempo, l’unica conseguenza attribuita allo zucchero. Alcuni ricercatori vedono un legame diretto tra eccessivo consumo di zucchero e malattie quali Alzheimer e cancro.
Molto più di un semplice alimento
Zucchero è la definizione generica con cui vengono indicati monosaccaridi, disaccaridi e oligosaccaridi, e cioè lo zucchero semplice e composto, tra cui il saccarosio, vale a dire l’abituale alimento d’uso domestico. La parola non indica solo i cristalli bianchi o scuri coi quali dolcifichiamo il tè, il caffè, ma pure un’intera gamma di prodotti, sconosciuti ai più nella loro forma pura.
Nella nostra cultura lo zucchero è un alimento di basilare importanza, ma anche un simbolo che non solo ha accesso al nostro stomaco, ma che è entrato anche nel nostro linguaggio e nel nostro pensiero. La parola sarkarà, dalla quale deriva la parola zucchero, trova origine nel sanscrito con significato di “dolce”. Di fatto, da tempo, nella nostra cultura, lo zucchero è sinonimo di tutte le dolcezze.
Come merce è stato uno dei principali beni dell’incipiente età moderna e ha contribuito in modo importante allo sviluppo di molti Stati moderni. Quasi nessun alimento – quanto lo zucchero – ha modificato il mondo e plasmato in profondità l’essere umano (nell’autentico senso della parola).
Oltre che ciò che racconta sulla nostra società, è interessante osservare il nesso esistente tra evoluzione storica sociale e trasformazione dello zucchero da bene di lusso a genere di consumo quotidiano.
Simbolo di ricchezza e potere
Nel corso dell’ultimo terzo del XVII secolo, la qualità dello zucchero in veste di dolcificante emerse in primo piano grazie alla diffusione di altre merci coloniali: tè, cacao e caffè. Tutte quelle bevande (il cacao venne trasformato in cioccolata all’inizio del XIX secolo) erano, per loro natura, amare. Eppure, nel loro paese di origine, nessuna di esse veniva necessariamente assunta con un dolcificante. La ragione per cui gli europei iniziarono a dolcificare con lo zucchero tè, caffè e cacao può venire individuata nell’abitudine tipicamente europea di speziare le bevande.
Sino a metà XVIII secolo, tuttavia, anche quei prodotti coloniali rimasero prerogativa delle classi ricche. Poi iniziarono tutti e tre a diffondersi. Mentre il tè iniziava la sua marcia trionfale, tuttora perdurante in Inghilterra, ad avere grande successo in Germania e in Italia furono il caffè e il cacao. Lo zucchero li seguì come effettivo vincitore, in quanto tutte quelle bevande venivano consumate dolci.
Tè e caffè e con essi, a maggior ragione, lo zucchero, divennero rapidamente i consolatori delle masse che – potendosi finalmente permettere un “lusso” prima riservato ai ricchi – si gettarono bramose su quei prodotti, ormai alla loro portata.
Lo zucchero trovò accesso nelle cucine e, da quel momento, venne usato anche per fare i dolci e cucinare. Furono inventate sempre nuove pietanze e la popolazione prese a mangiare torte, budini e praline. Persino i più poveri tra i poveri erano in grado di dolcificare il pane con sciroppo di zucchero. A quella stregua lo zucchero venne solidamente integrato nell’alimentazione della popolazione semplice, tanto che ormai le masse pretendevano di venir costantemente rifornite di zucchero.
Da farmaco a veleno
Sino al XX secolo lo zucchero era ritenuto sano. Nel Medioevo e sino al XVIII secolo, era considerato una sorta di farmaco.
Non c’è quindi da stupirsi se le prese di posizione critiche nei confronti dello zucchero siano piuttosto recenti. Anche se, sin dal XVIII secolo si sono levate voci isolate che mettevano in dubbio che lo zucchero fosse salutare, ma quasi nessuno ha dato loro credito.
Solo a partire dagli anni ’70 si sono cominciate a levare – a livello internazionale – voci in merito ai rischi connessi al consumo di zucchero. A mettere seriamente in discussione il suo consumo fu soprattutto il libro Pure, White and Deadly di John Yudkin, pubblicato nel 1972, che attirava l’attenzione sui suoi effetti dannosi su cuore e circolazione. Il libro non riuscì certo a bloccare la marcia trionfale dello zucchero, ma contribuì, comunque, a frenarne l’utilizzo tra i consumatori più consapevoli. Rendendosi conto del rischio insito nell’affermarsi di questa visione critica, l’industria dello zucchero reagì passando al contrattacco attraverso campagne pubblicitarie mirate.
Negli ultimi anni, il movimento critico ha ritrovato nuovo slancio grazie anche al crescente interesse che numerosi scienziati stanno rivolgendo allo studio dello zucchero. Così, oggi, da farmaco, lo zucchero si è trasformato nel veleno in cui vengono riconosciute le cause dell’epidemia, sempre più grave, di obesità e del crescente numero di diabetici. Recenti studi mettono addirittura in diretta relazione lo zucchero con cancro, Alzheimer e altre malattie della nostra epoca.
La droga zucchero Sono oramai molti (…) quelli che chiedono che venga vietato per legge, come la nicotina e l’alcol. Ovviamente lo zucchero non può venire paragonato alle droghe pesanti quali eroina, cocaina, crack o crystal meth. D’altro canto, bisogna anche tenere presente che lo zucchero è di gran lunga più disponibile (…) di quanto non lo siano le droghe pesanti.
Se così fosse, allora, i commercianti e i produttori di dolciumi e di cibi dolcificati potrebbero essere assimilati ai narcotrafficanti.
Ovviamente la pubblicità, le società produttrici di alimenti, la politica e la scienza evitano riflessioni del genere e fanno di tutto per impedire che si possa arrivare a simili considerazioni che, non per questo, però, sono sbagliate.
Lo zucchero scatena nel cervello effetti simili a quelli della nicotina e dell’alcol. Da alcuni decenni una crescente quantità di cibi che mangiamo viene “arricchita” con zuccheri nascosti o con succedanei dello zucchero. Quasi tutto diventa sempre più dolce.
Intanto cresce a dismisura il numero delle persone in sovrappeso.
Causa principale dell’obesità, oltre che del diabete e di altre malattie, non è il grasso ma lo zucchero. Anche il tanto decantato “zucchero sano”, il fruttosio di produzione industriale, non rappresenta una valida soluzione, in quanto aggrava le conseguenze patogene dello zucchero.
Abbiamo tutti il dovere di prestare maggiore attenzione all’alimentazione, alla salute ma anche ai nessi economici mondiali.
Lo zucchero che mettiamo nel caffè non è così bianco, puro, e innocente come si pensa (…). Forse è stato prodotto da “schiavi”, forse sfruttando il lavoro infantile. Nel mondo dello zucchero soggiaciono molti interessi nascosti di associazioni, statali ma soprattutto private, e dell’industria dello zucchero.
Photo by Sharon McCutcheon on Unsplash