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Giovani senza futuro?

DiBruno Lanata

Feb 8, 2022

Quale domani attende i ragazzi d’oggi.
Circondati da insidie che, in modo subdolo e ingannevole, si insinuano nelle loro vite producendo danni irreversibili: fino a compromettere il loro corretto sviluppo.

Photo by Priscilla Du Preez on Unsplash

Sono trascorsi quasi due secoli dalla pubblicazione di Oliver Twist (Oliver Twist or The Parish Boy’s Progress), romanzo sociale tra i più celebri di Charles Dickens, in cui l’autore affrontava il tema della condizione di ragazzi emarginati, condannati alla miseria, vittime di soprusi e sfruttamento: reietti spesso condotti dagli stessi adulti sulla “cattiva strada”, costretti a commettere crimini per poter sopravvivere. Una condizione che oggi, almeno nella moderna e progredita Europa, sembrerebbe essere distante, relegata al passato. Siamo così indotti a illuderci che la visione ottimistica, con cui si conclude il romanzo, di un futuro migliore in cui si afferma la giustizia e agli emarginati viene offerta una possibilità di riscatto, sia veramente realizzata.
Oggi noi – che facciamo parte dei cosiddetti Paesi progrediti, che viviamo nel ricco, democratico vecchio continente – ci rapportiamo all’infanzia come a un periodo di vita sicuro, nel quale la cura e la protezione degli adulti assicura ai piccoli la possibilità di crescere in un ambiente sereno, dove possono giocare e imparare.
Così che a ogni bambino sia data l’opportunità di sviluppare a pieno il proprio potenziale.
Eppure la realtà che emerge da Stolen Childhoods – il rapporto pubblicato da Save the Children in occasione della Giornata internazionale dei bambini – è ancora estremamente lontana da questa visione idilliaca, ma raffigura un quadro drammatico in cui tantissimi bambini sono sistematicamente derubati del diritto alla sopravvivenza, al cibo, alla salute, a un’abitazione degna di questo nome. La realtà è che ogni giorno, milioni di bambini nel mondo cadono vittime di fame, malattie, violenza, guerre, povertà, abusi e sfruttamento.
Un insieme di concause generano una crisi globale dell’infanzia che non è esagerato definire di proporzioni bibliche. 570 milioni sono i bambini che nel mondo vivono in condizioni di estrema povertà, e 750 milioni quelli vittime di deprivazioni di vario tipo. Un bambino su sei non va a scuola e 156 milioni soffrono di problemi irreversibili della crescita a causa della malnutrizione.
A causa di malattie che potrebbero essere facilmente curate con i giusti farmaci, malnutrizione e scarse pratiche igieniche, ogni giorno 16 mila bambini muoiono prima di aver compiuto cinque anni; 200 vengono uccisi. Ogni sette secondi una bambina è costretta a sposarsi. La maggior parte di questi bambini vive in comunità svantaggiate nei Paesi in via di sviluppo, oppure si tratta di figli di rifugiati o appartiene a qualche minoranza etnica.
Maglia nera, nella classifica mondiale stilata da Save the Children, è il Niger, preceduto – seppur di poco – da Angola e Mali. La Siria emerge, invece, per il numero degli sfollati, con oltre 12 milioni di persone. Alle sue spalle troviamo Sud Sudan, Somalia e Repubblica Centrafricana.
Al primo posto tra i paesi più virtuosi figura invece la Norvegia. L’Italia si aggiudica un’onorevole ottava posizione, preceduta – nell’ordine – da Slovenia, Finlandia, Paesi Bassi, Svezia, Portogallo, Irlanda e Islanda. Ma prima di Belgio e Germania.
Questo non deve comunque far inorgoglire in quanto, anche i Paesi della progredita Europa non sono certo esenti da critiche. La povertà minorile è un fenomeno che – sottolinea Save the Children – non è limitato ai soli Paesi a basso reddito: circa il 73 per cento delle persone povere vive infatti in Paesi a medio reddito e anche tra gli stati più ricchi le deprivazioni, in particolare sui minori, sono estremamente presenti. Sono 30 milioni i minori che vivono in condizioni di povertà relativa nei paesi OCSE e nell’Unione Europea il 27 per cento dei bambini è a rischio povertà ed esclusione sociale.
“La povertà tra i minori è uno dei fenomeni centrali del nostro tempo ed è molto più pervasiva di quanto si creda. Rischia di creare gravi danni al futuro di centinaia di milioni di bambini e della nostra intera società”, ha affermato Valerio Neri, direttore generale di Save the Children, in occasione del lancio del rapporto sulla “Povertà minorile nel mondo”, avvenuto in occasione dell’apertura del World Economic Forum. “Bisogna andare oltre i parametri esclusivamente monetari della povertà minorile e combattere tutte le forme di esclusione sociale. La comunità internazionale ha preso una responsabilità importante sottoscrivendo gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, ma ora è necessario un impegno a tutti i livelli da parte dei Governi a sottoscrivere politiche di sviluppo che abbiano la lotta alla povertà minorile come priorità d’azione”.
Certo, nel 2015 i leader mondiali riunitisi presso le Nazioni Unite avevano assunto precisi impegni per sradicare le forme più estreme di povertà, dando vita all’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, per proteggere il pianeta e preservarlo per le generazioni future. Il programma prevedeva 17 obiettivi, indicati come Sustainable Development Goals (SDG) e delineava un futuro in cui i giovani non avrebbero più conosciuto malnutrizione e violenza, ma avrebbero potuto finalmente avere indiscriminatamente accesso a un’assistenza sanitaria di qualità e a un’istruzione qualificata, indipendentemente dalla loro estrazione sociale o dal Paese di provenienza.
Questo fa seguito alle Convenzioni sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, un documento approvato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite che riconosce alla fanciullezza (1) – ossia al periodo che va dalla nascita alla maggiore età – uno stato separato dall’età adulta, cui afferiscono specifici diritti.
Attualmente, però, gli obiettivi proposti sembrano ancora lontani dall’essere raggiunti.

Photo by Becca Tapert on Unsplash
LA SITUAZIONE IN ITALIA

Insieme a Grecia e Spagna, l’Italia è il Paese che ha più fortemente sofferto la crisi economica. Una condizione da cui stenta a uscire. Tanto che l’Istat stima che, nel 2016, siano più di un milione e mezzo le famiglie in condizione di povertà assoluta, nelle quali vivono quasi cinque milioni di persone.
Disoccupazione e precarietà del lavoro degli adulti, insieme alle ridotte protezioni sociali offerte alle famiglie, segnano una delle criticità che ha determinato il peggioramento delle condizioni di vita dei più piccoli: secondo alcuni studi, il numero di bambini che ha provato l’esperienza della povertà alimentare risulterebbe raddoppiato dall’inizio della crisi economica.
Ma non solo. È sufficiente scorrere le statistiche sulla violenza sui minori presentati nella quinta edizione del dossier Indifesa, messo a punto dall’Ansa e da Terre des Hommes, per renderci conto della drammaticità della situazione italiana.
Nel nostro Paese, nel 2015, ci sono state 5.080 vittime di violenza, mentre cresce in modo esponenziale la pornografia minorile: in 5 anni si è registrato un incremento esponenziale dei casi, in cui – per oltre 80 per cento – le vittime sono di sesso femminile.
Nello stesso periodo – secondo elaborazioni dalla Polizia di Stato – il numero di vittime minorenni di reati è passato a oltre 5 mila casi nel 2015. In questo contesto, tra i giovani che subiscono abusi e violenze, la percentuale di bambine e ragazze è del 60 per cento, valore che raggiunte l’87 per cento quando si tratta di violenze sessuali, e il 91 per cento nel caso di minori entrati nel giro della produzione di materiale pornografico.
Come ha dichiarato Raffaele K. Salinari, presidente di Terre des Homme, si tratta di numeri che indicano chiaramente come la prevenzione della violenza sui minori debba essere non solo una priorità per le istituzioni pubbliche ma anche un impegno per tutta la società civile.


(1) Approvato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, ratificato dall’Italia con legge del 27 maggio 1991, n. 176, depositato presso le Nazioni Unite il 5 settembre 1991. In particolare l’Articolo 1 sancisce: “Ai sensi della presente Convenzione si intende per fanciullo ogni essere umano avente un’età inferiore a diciott’anni, salvo se abbia raggiunto prima la maturità in virtù della legislazione applicabile.”


QF 35 Giovani senza futuro
Quale domani attende i giovani d’oggi, circondati da insidie che, in modo subdolo e ingannevole si insinuano nelle loro vite, producendo danni irreversibili, fino a compromettere il loro corretto sviluppo. Sempre più numerosi sono bambini e adolescenti che crescono senza figure di riferimento, confrontandosi quotidianamente con la violenza; a volte lottando per la sopravvivenza.  In questo libro sono presentate diverse interviste con figure che, per il loro ruolo sociale o professionale, si confrontano quotidianamente con il disagio giovanile. Con loro vengono affrontati temi quali quello della nuova povertà nei paesi sviluppati, come la Germania, e degli effetti prodotti dal consumo indiscriminato di internet, televisione e videogiochi violenti. A completamento del libro sono presentate due indagini sulla pedagogia Waldorf, che indicano come bambini e ragazzi di oggi possono essere educati con amore e impegno, per dare loro uno scopo nella vita.