Una sana agricoltura assicura oggi innovazione sociale e salute per l’uomo e l’ambiente.
La Terra ha bisogno di esempi concreti e occorre condividerli, prendere ispirazione, agire. Gli imprenditori devono considerare l’impatto sociale delle loro attività, gli agricoltori devono prendere la leadership dell’innovazione, gli scienziati ampliare l’orizzonte verso nuovi campi di ricerca, gli uomini di cultura devono far sentire la loro voce.
L’agricoltura biodinamica non è semplicemente finalizzata alla produzione di cibi più sani, cosa di per sé importantissima, ma è nel contempo un metodo di coltivazione strategico nel quadro delle iniziative messe in atto per far fronte al cambiamento climatico.
È ormai assodato che la presenza di una maggiore varietà di piante e animali e micro-organismi non solo rende gli appezzamenti biodinamici naturalmente più fertili e resistenti, ma contribuisce anche a fortificare l’ecosistema.
Vari sono stati i testimoni, provenienti da differenti settori e da diversi paesi, che hanno raccontato le loro storie e proposto le loro soluzioni.
L’AGRICOLTURA BIODINAMICA
Davanti alla distruzione del Pianeta, alla disperazione di milioni di esseri umani, proprio nell’ambiente rurale si sta sviluppando un nuovo senso di comunità. Questo porta a tecniche rivoluzionarie in agricoltura, ma anche a soluzioni inedite per l’economia, il diritto, la cultura. Insieme alle ultime novità dell’agricoltura biodinamica, è stato anche mostrato come una nuova visione ecologica e ideale possa regolare il cambiamento, con arte sociale, per portare alla salvezza la Casa Comune.
“L’agricoltura italiana potrà diventare un settore strategico per il paese solo se investirà e farà crescere la bioagricoltura, la biodinamica e il biologico: quell’11 per cento di suolo coltivato che già oggi è capace di esprimere il settore di punta dell’innovazione, della ricerca e della qualità in campo agricolo”. Afferma Carlo Triarico, Presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica. “È questo il cambio di passo che chiediamo anche al nuovo piano strategico del biologico, per costruire una leadership di imprenditori, ricercatori e decisori politici che investano in ricerca e formazione in bioagricoltura”.
IL RUOLO CHIAVE DEL COMMERCIANTE
“Il futuro dell’agricoltura passa attraverso un processo di consapevolezza economica di tutti gli attori della filiera produttori, commercianti e consumatori”, ci ha detto a questo proposito Fabio Brescacin. “In particolare il commerciante nel suo ruolo centrale deve creare il collegamento tra il polo della produzione e quello del consumo. Deve fluire in agricoltura la giusta quantità di denaro per permettere la produzione di un prodotto sano, che allo stesso tempo garantisca la fertilità della terra e la cura del paesaggio, attraverso il riconoscimento di un giusto prezzo”.
UNA SFIDA ALL’INDIVIDUALITÀ UMANA
Durante il XX secolo, la vita dell’uomo, il lavoro e le comunità sociali sono diventati sempre più meccanizzati, un processo che pone una sfida all’individualità umana e alle relazioni sociali. Nel contempo, comunque, in varie imprese si sono sviluppati nuovi processi relazionali ed economici che hanno dato vita a nuove realtà economico-sociali.
La “cultura dialogica d’impresa” promossa dal professor Karl-Martin Dietz nei suoi studi, incoraggia la sostituzione della tradizionale struttura attraverso la “conduzione dialogica”.
Questa forma l’individuo ad agire in maniera indipendente e a sviluppare una “cultura dell’iniziativa” basata sul dialogo, che nel corso del tempo si è concretizzata in imprese economiche e in organizzazioni culturali di successo.
Occorre coltivare specifiche qualità interne e un cambiamento nelle attitudini sociali.
Il trend di crescita del settore biologico, sia in termini di produzione sia di consumi, costituisce al contempo un successo e una sfida. Per questo le istituzioni dovrebbero lavorare alacremente alla definizione di un piano strategico per il settore, cogliendo le istanze di tutti gli attori del comparto, con la finalità di coniugare innovazione, “sostenibilità”, ricerca e garanzie per i consumatori. L’azione politica dovrebbe quindi essere finalizzata a riconoscere a pieno titolo il ruolo strategico del comparto nell’agricoltura e nell’economia del Paese.