I consigli del dottor Enzo Soresi su come individuare e contrastare gli effetti collaterali causati dall’assunzione di fluorochinoloni.
Dottor Soresi, in una precedente intervista abbiamo affrontato il problema dei danni che possono derivare dall’assunzione di fluorochinoloni. Ci sono novità nel campo della clinica medica che possono alleviare le problematiche di cui soffrono i floxati?
Ormai da diversi anni sono diventato il referente per una community di cosiddetti floxati: un neologismo con cui si autodefiniscono le persone che hanno subito danni dall’assunzione di antibiotici noti come fluorochinoloni quali ciprofloxacina, levofloxacina, prulifloxacina, per citarne alcuni tra i più conosciuti.
In realtà questi soggetti incontrano difficoltà nel far riconoscere a livello di clinica medica i disturbi generati da questi antibiotici. Se però si legge il foglietto illustrativo di tali farmaci si evince che possono provocare diversi effetti collaterali e danni, che vanno da un aumentato rischio di tendinite alla rottura del tendine d’Achille, soprattutto negli anziani e nei pazienti che praticano attività fisica intensa. Possono anche manifestarsi sintomi che coinvolgono il sistema nervoso come vertigini e confusione mentale.
Su questo tipo di rischi ci sono anche comunicazioni da parte dell’Aifa?
L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato specifici avvisi in merito all’impiego dei fluorochinoloni, raccomandando di limitarne l’uso solo in casi gravi o in situazioni particolarmente severe, quando non siano efficaci altri tipi di antibiotico. Prima del loro impiego occorre pertanto procedere a un’accurata valutazione dei rischi e dei benefici, in particolare per pazienti anziani. In quanto durante il processo di invecchiamento, si riduce la capacità funzionale dei mitocondri e i meccanismi di riparazione sono in genere meno efficaci.
In realtà approfondendo il tema dei danni mitocondriali ho preso coscienza che effettivamente esistono soggetti che anche in giovane età presentano una particolare sensibilità mitocondriale, che può portarli a subire un danno dall’assunzione di questi farmaci.
Come si può intervenire da un punto di vista medico per aiutare le persone che soffrono di queste patologie?
Innanzitutto consiglio di ricorrere ad alcuni esami per individuare la presenza e la portata delle alterazioni che si verificano a livello mitocondriale.
Si può ricorrere a un primo test per valutare il dosaggio dei radicali liberi dell’ossigeno quale il d-ROMs. È un esame i cui range variano tanto con l’età quanto in base agli stili di vita. Occupandomi di pazienti fumatori ho potuto verificare come lo stress ossidativo in questi sia nettamente superiore a quello dei non fumatori. In genere nei soggetti sani il d-ROMs assume un valore compreso fra 250 e 300 unità CARR, che ne rappresenta anche l’intervallo o range di normalità. Mentre nei fumatori questi valori possono raggiungere anche le 400 unità.
Bene, nei floxati i dati indicativi dello stress ossidativo talvolta superano le 600 U CARR.
Oltre a questo, un ulteriore esame, relativamente recente, che ci consente di valutare lo stato di salute a livello mitocondriale, è il dosaggio del coenzima Q10 (CoQ10), fondamentale per il corretto funzionamento dell’organismo.
Il dosaggio del coenzima Q10 viene solitamente eseguito tramite un esame del sangue, che misura i livelli di CoQ10 presente nel plasma. Tuttavia, è importante notare che i livelli possono variare a seconda di diversi fattori, come l’età, lo stato di salute e l’uso di farmaci. Esistono altri test per valutare i danni prodotti dai fluorochinoloni?
C’è un terzo esame interessante che prevede il dosaggio della vitamina B6. Un test particolarmente indicato nel caso della valutazione delle neuropatie.
Se la vitamina B6 può essere utile nel trattamento di alcune forme di neuropatia, tuttavia un suo eccessivo dosaggio può anche causare danni ai nervi, quindi è importante determinare il valore appropriato in base alle caratteristiche e alle esigenze individuali.
Ricevuti gli esami e definito lo stato del paziente, quali sono gli strumenti cui il terapeuta può fare ricorso?
A questo punto il medico potrà procedere alla prescrizione di nutraceutici, ossia prodotti che contengono ingredienti attivi che possono avere effetti benefici sulla salute. Gli integratori nutraceutici possono infatti essere particolarmente utili nel recupero mitocondriale.
Ad esempio, possiamo ricorrere al Redi Q10 spray, un integratore alimentare a base di coenzima Q10 in microemulsione. Il prodotto utilizza la tecnologia liposomiale per migliorare l’efficacia e l’assorbimento e la distribuzione all’interno del corpo. La prescrizione prevede l’assunzione tramite vaporizzazioni nel cavo orale: due al mattino e due al pomeriggio.
Un’altra interessante correzione si può ottenere grazie alla Bioarginina C Orale, integratore di L-arginina e Vitamina C liposomiale. La Bíoarginina è disponibile in flaconcini da bere uno al mattino e uno al pomeriggio.
A questo proposito avrò il piacere di presentare il frutto di un recente lavoro scientifico nel corso della relazione “Long covid e danno mitocondriale: Mitotest un nuovo esame diagnostico”, che terrò il prossimo 18 marzo in occasione del congresso su La scienza che allunga la vita – La rivoluzione dei telomeri e del Dna mitocondriale.
Sarà anche presente Chiara Macchi, ricercatrice presso l’Università degli studi di Milano che ci aggiornerà sulle più recenti scoperte relative agli esami riguardanti il Mitotest. (1)
Il terzo prodotto interessante è il CellFasting, un nutraceutico prodotto da SoLongevity, che ha funzione di antiossidante ed energizzante, e favorisce il riequilibrio dei processi cellulari necessari al corretto funzionamento metabolico e immunitario.
Il prodotto è disponibile in capsule che vanno assunte al mattino a digiuno e iniziando con una capsula al giorno per sette giorni e poi aumentando a due capsule.
Infine, ma non da ultimo, occorre ricordare il Cellfood, un nutraceutico da anni presente sul mercato le cui proprietà rigenerative a livello mitocondriale sono ben note. Recenti studi hanno anche prospettato che Cellfood, attraverso la sua azione mirata ai mitocondri, possa indirettamente favorire la funzionalità del microbiota intestinale. Il preparato deve essere assunto seguendo un preciso protocollo incrementale chiaramente indicato dalla ditta produttrice.
Dottor Soresi, oltre all’assunzione dei nutraceutici, quale altra indicazione può dare ai floxati?
L’altra cosa importante che io suggerisco è il digiuno intermittente. Vale a dire che per due volte la settimana occorre lasciar trascorrere un intervallo di 12-14 ore fra un pasto e l’altro.
In questo intervallo i vecchi mitocondri si auto eliminano. Si tratta di un processo definito mitofagia in base al quale vengono eliminati in modo selettivo i mitocondri difettosi, che potrebbero danneggiare le cellule e contribuire allo sviluppo di malattie, favorendo per contro la generazione di nuovi mitocondri.
In presenza di disfunzioni mitocondriali in fase acuta sconsiglio invece un’eccessiva attività motoria in quanto i pazienti presentano una ridotta resistenza e un maggior affaticamento muscolare. Una ripresa dell’attività fisica sarà invece particolarmente utile una volta superata la fase critica.
(1) Su quanto esposto durante la Lezione magistrale del professor Soresi in occasione del Convegno del 18 marzo troverete a breve un’approfondita relazione sul sito www.enzosoresi.it.
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